Ai docenti, agli alunni, al personale, ai genitori dell’IIS Mario Rigoni Stern
Auguri del Dirigente Scolastico
SPERANZE
Paola non è stata un’alunna come le altre.
Soffriva molto e la sua voce fioca sottile esile fragile, come il suo corpo, aveva un non so che di malinconico e una strana tristezza piena di speranze sgorgava dall’intensità dei suoi occhi intelligenti, apparentemente remissivi. Il suo volto stanco a volte si illuminava di fugaci intese ed io cercavo un contatto, un passaggio, un varco che mi consentisse di gettare un ponte comunicativo con il suo cuore. Una comunicazione fatta di codici emotivi, di parole non dette di tensioni affettive.
Non era facile!
Disturbi del comportamento alimentare!
Disturbi della personalità!
Quando ha compiuto 18 anni, le ho regalato un mio libro di poesie perché so che la poesia parla ascolta consola fa soffrire e rende felici, la stessa simile felicità di quando si è innamorati e la stessa malinconica sofferenza di chi legge dentro se stesso.
Il varco è qui direbbe il poeta. E il varco era lì. Dopo pochi giorni Paola mi ha scritto un bigliettino dicendomi, tra le altre cose, che il dono che mi ha fatto quel giorno è stato il più bello di tutta la mia vita.
Paola ha cominciato a scrivere poesie e tutto ciò credo le sia servito molto perché ha potuto scrutare dentro sé e dar volto di parole a quella sofferenza e forse ha cominciato a conoscersi meglio. Forse!
Tra un ricovero e l’altro ha cominciato a chiedersi di che colore è la mia anima? e anche se non riesce a vederla la percepisce, la sente pesante oppressiva atroce asfissiante …Ma io non muoio…/ soffro ma non muoio. Però si aprono finestre interiori quando poi resto qui / a pensare e anche se sembrano deleterie ossessioni, talvolta penso a come morire, il risveglio alla vita balena in modo oltremodo e altrettanto ossessivo perché anche se nel mio silenzioso dolore / sono morta… Poi però qualcuno / mi ha risvegliato e, a questo punto, ti tocca / vivere. Questo slancio vitale verso la vera vita si traduce, a volte, con la fuga da se stessi verso posti lontani, come a voler carpire dai volti di gente mai vista idee su se stessi ditemi chi sono! perché io cresco… ma non cresco; a volte si fugge verso altre mete, l’importane è andar via e allora prorompe un grido imploso
PORTATEMI VIA
Venite a prendermi
portatemi via
perché oggi non sono
me stessa
perché soffro
troppo
e alle mie domande non trovo
risposta
venite a prendermi,
portatemi via
dai brutti pensieri
da casa mia
Ed ecco che la casa diventa la prigione, l’alienazione e il senso di colpa. A casa ci si sente estranei come con se stessi, ci si sente estranei al proprio corpo. Nella casa-corpo non vi è ansiolitico che plachi / l’angoscia / profonda che si ha nel cuore. Nella casa-corpo la Tristezza che ogni giorno bussi / alla mia porta / e ogni giorno / impassibile / ti lascio entrare / nella mia casa. Nel corpo-casa il maledetto cibo, vorrei vomitare tutto quello / che ho mangiato…/ fino a correre il rischio di vomitare / lo stomaco stesso per sentirsi, finalmente, vuota per sempre! Nel corpo-casa il rimorso che fomenta ossessioni per i genitori e la sorellina.
Forse fino a quando Paola non saprà chi è odierà la sua casa e il suo corpo. Cercherà in tutti i modi di punire in se stessa ciò che di sé non sa e non potendo identificare i volti delle sue ossessioni si scaglierà su ciò che in ognuno di noi è tangibile: il corpo, sensibile parvenza di noi stessi.
Per incoraggiare Paola a scrivere le ho promesso che, mettendo insieme le sue poesie e le mie, avremmo fatto un libro. Il titolo, nelle intenzioni di Paola, avrebbe dovuto essere Vuota per sempre, ma ho preferito il titolo ben augurante di una mia poesia
Varco
Ho costruito un varco
È uno spazio vuoto
ricco di nulla
in cui tocco e stringo
il niente
che sollievo!
perché, metaforicamente, indica la conquista di se stessi attraverso la costruzione di qualcosa che possa colmare il vuoto il nulla il niente; è un affacciarsi oltre in posti interiori dove il non senso acquista senso. Questo qualcosa può avere molti volti, io credo di averlo trovato e ora auguro a voi di trovare il vostro.
Io oggi non so dov’è Paola! Sono passati tanti anni! Ho provato a cercarla tante volte ma non ho saputo più nulla di lei! Mi sono rimaste le sue poesie e a lei le mie.
Una sua poesia è un vero e proprio manifesto pedagogico rivolto ai docenti e ai genitori
SPERANZE
Datemi una ragione
per vivere
ditemi che domani sarà un giorno
migliore
che gli angeli della sofferenza se ne staranno
buoni e calmi
che avrò pace
nell’anima
che non morirò
di nuovo
per rinascere sempre
più piccola e debole
come un pulcino
implume
ditemi solo che domani
sorriderò
Spero che insieme possiamo contribuire a dare agli alunni senso e ragioni di vita.
Carmelo Scaffidi