Ultima modifica: 14 Dicembre 2015

IDENTITÀ SOSPESE

Intervento al seminario di sabato 12 dicembre 2015 presso l’aula magna dell’istituto “Vittorio Emanuele” sul tema “Turismo intergenerazionale tra comunicazione e sostenibilità: dall’esperienza alla progettualità 2016″ organizzato dall’associazione ARIPT Fo.R.P. in collaborazione con ITC Vittorio Emanuele, IPSSAR di San Pellegrino e Istituto Agrario “Mario Rigoni Stern”.

La costruzione dell’identità è un processo lento, continuo e irto di insidie.

L’idea che maturiamo sul nostro conto non ce la facciamo isolandoci in una stanza, ma nell’interazione sociale.

La psicologia sociale ritiene che le “fonti sociali” siano di gran lunga più importanti di quelle individuali.

Stando con gli altri abbiamo l’opportunità di apprendere cose che ci riguardano e di formarci una visione più complessa e articolata di noi stessi.

Tale fenomeno va sotto il nome di “specchio sociale”.

A volte gli altri ci dicono apertamente ciò che pensano di noi, ma, il più delle volte, le informazioni sono inespresse, le ricaviamo vagliando gli impliciti dei discorsi e ragionando su come gli altri si comportano nei nostri riguardi.

Anche il confronto con gli altri è fondamentale perché ci consente di capire come “funzioniamo” in alcuni contesti confrontandoci con gli altri.

A poco a poco e lentamente maturiamo un’idea di noi stessi multidimensionale: sappiamo di eccellere in alcuni ambiti e di essere carenti in altri.

La nostra identità si fa e si rifà perché legata ai contesti sociali dove operiamo.

Ci sono dei periodi della vita in cui le nostre identità è come se fossero sospese, in fase di definizione o di ridefinizione.

Per esempio, il periodo dell’adolescenza e della giovinezza e il periodo della tarda maturità e della vecchiaia.

Dopo aver costruito, a fatica, la propria identità infantile, l’adolescente si trova alle prese con la “rivoluzione ormonale” che gli procura cambiamenti fisici che non può rifiutare e che mina dal profondo la sua autostima frantumando la sua vecchia identità.

Di fatto si apre un periodo complesso e faticoso che porterà l’adolescente a trovare la propria collocazione nel mondo.

L’inserimento nel mondo lavorativo, poi, se appagante, dà una forte stabilità emotiva.

Il lavoro non è importante perché ci fa guadagnare, ma perché ci realizza e dà senso alla vita. Ci dà la sensazione che abbiamo una collocazione nel mondo, una strada da percorrere, un orizzonte di senso.

Se riusciamo bene nei ruoli che ricopriamo, soprattutto quelli lavorativi, realizziamo appieno la nostra identità e accresciamo la nostra autostima.

Nell’adolescenza e nella giovinezza l’identità è come se fosse sospesa e in una continua ricerca di senso.

L’età matura e la vecchiaia rimettono in discussione il concetto di sé.

I cambiamenti fisici che possono interessare l’apparato sensoriale, l’apparato muscolo-scheletrico, l’apparato cardiovascolare e respiratorio; le capacità cognitive che possono progressivamente decadere (attenzione, percezione, memoria, pensiero e intelligenza) sono esempi notevoli di come tali cambiamenti possano minare, anche qui, dal profondo, l’autostima dell’anziano, frantumando la vecchia identità.

Questa identità sospesa costituisce l’elemento comune tra adolescenza-giovinezza e maturità-vecchiaia.

Si tratta di due entità alla ricerca di senso, alla ricerca di un appagamento interiore che può arrivare solo da fuori, dall’interazione sociale e dal riconoscimento sociale del posto che spetta a ciascuno.

Ecco allora che i due mondi apparentemente incomunicanti hanno la stessa esigenza e, dal confronto, dalla comunicazione, hanno tanto da attingere.

L’adolescente e il giovane possono attingere dalla vecchiaia i paradigmi della costruzione dell’identità attraverso il racconto che scaturisce dall’esperienza; l’uomo maturo può attingere nei giovani i paradigmi della conservazione dell’identità attraverso la condivisione che è l’elemento più forte di riconoscimento sociale.

Il turismo intergenerazionale consente il confronto tra queste identità sospese riducendo lo stress e il vuoto, anzi, riempendo i vuoti.

Quindi, buone vacanze!

Carmelo Scaffidi




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